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Un villaggio in Etiopia non teme più la siccità né lo spopolamento

in Sviluppo sostenibilie by

Ad Abrha We Atsbeha gli alberi di arancio, avocado e mango sono coperti dall’ombra delle alte acacie. Questi alberi azotofissatori, che producono i legumi per nutrire il bestiame, sono stati piantati dagli agricoltori.

La storia di Abreha We Atsbeha è come una fiaba: il villaggio si trova a 2000 metri sopra il livello del mare nel Nord dell’Etiopia ed è noto soprattutto per essere la sede delle più antiche chiese di roccia del Paese. Alla fine degli anni ‘90, non c’era abbastanza acqua né per l’uomo né per gli animali. Il cibo scarseggiava. I 5000 abitanti sopravvivevano solo grazie agli aiuti alimentari, e il villaggio era minacciato dallo spopolamento.

Una metamorfosi

Il governo etiope allora lasciò la scelta alla popolazione: spostarsi a vivere altrove, dove l’erba è più verde, o lavorare duramente per rendere il villaggio un “laboratorio”, rompendo con le pratiche agricole tradizionali. Gli abitanti decisero di prendere in mano il proprio destino.

Questa mattina, Gidey Kahsay non ha molto da fare. Ha passato gli ultimi giorni a seminare il suo campo di grano e adesso aspetta che cada la pioggia. Ma se non ci sono precipitazioni, o se ci vuole tempo perché la terra sia irrigata, non farà differenza. Il suo campo di granoturco, pochi passi più in là, è rigoglioso. “Qui non abbiamo più bisogno di aspettare che la pioggia cada dal cielo. Facciamo il raccolto tre volte all’anno…” dice Kahsay, che è sulla cinquantina.

etiopi damAd Abreha We Atsbeha, nessun agricoltore subisce gli effetti della grave siccità che affligge il Paese da più di un anno, e che ha fatto precipitare più di 10 milioni di persone in una condizione di insicurezza alimentare.

“Anche noi abbiamo patito la fame”, dice Gidey Kahsay, guardando suo figlio mentre arrostisce pannocchie alla brace. “Ma, grazie al nostro lavoro, ormai è soltanto un brutto ricordo.”

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